La pandemia di Covid-19 ha sconvolto la vita di noi tutti, ma soprattutto quelle di molte bambine e bambini negando loro l’accesso all’istruzione e alla salute e ampliando le disuguaglianze globali. Nonostante l’emergenza sanitaria sia terminata, ogni giorno si continuano ad affrontare le conseguenze e gli effetti che costituiscono delle vere e proprie sfide che dovrebbero avere la priorità nell’agenda politica di ogni paese.
Proprio durante la pandemia è nato il progetto di ricerca di carattere nazionale “Nourishing School” dall’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo in collaborazione con CIRFOOD.
Analizzare il cambiamento dei comportamenti alimentari dei bambini all’interno delle mense – per molti mesi chiuse e in seguito costrette ad adottare comportamenti diversi rispetto al passato – e del contesto familiare, anche questo profondamente alterato, oltre a esaminare l’introduzione dei nuovi criteri ambientali minimi sono stati sin da subito gli obiettivi.
La ricerca, i cui risultati verranno presentati il prossimo 29 giugno a Reggio Emilia presso il CIRFOOD DISTRICT, è stata realizzata grazie al contributo dell’Associazione Filiera Futura, di Fondazione Cariplo, di Fondazione Cassa di Risparmio di Bolzano, di Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, di Fondazione Perugia, di Fondazione Cassa di Risparmio di Torino, di Fondazione CON IL SUD, di Fondazione Cassa di Risparmio di Biella, di Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia, di Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi, di Fondazione Carivit, di Fondazione Cassa di Risparmio di Volterra.
Grazie a CIRFOOD, uno dei maggiori player italiani nella ristorazione collettiva che ogni giorno fornisce il cibo alle mense per 300.000 bambini di tutta Italia, è stato possibile contattare realtà rappresentative di tutta la penisola, conoscere il funzionamento della ristorazione scolastica e affinare tutti gli strumenti di indagine per osservare i cambiamenti e i nuovi bisogni in un’epoca post Covid.
Durante la pandemia per circa 160.000 bambini in Italia è venuto meno il loro unico pasto sano e completo della giornata, contribuendo così ad un fenomeno di malnutrizione già in atto. «Tramite CIRFOOD abbiamo avuto la possibilità di raggiungere i bambini e le loro famiglie. Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Lazio e Campania sono state le regioni analizzate che hanno fornito un campione ben rappresentativo della situazione italiana. Al centro-nord le mense scolastiche sono molto più presenti che al sud dove il tempo lungo nelle scuole non è ancora diffuso. Abbiamo proposto due questionari ai bambini e ai loro genitori, realizzati da un pool interattivo e interdisciplinare di ricercatori, che ci hanno fornito una fotografia più che mai attuale» racconta il Professore Michele Antonio Fino dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo.
Diverse sono le criticità emerse dalle risposte analizzate anche da sociologi che raccontano di un decadimento del quadro complessivo della qualità alimentare. Durante la pandemia i bambini hanno consumato un cibo di minore qualità, cibi ipercalorici e una percentuale molto alta di loro ha assunto anche peso, andando a gravare una situazione italiana già di suo problematica. L’Italia, infatti, detiene il primato tra i paesi europei per il tasso di obesità infantile più alto.
Il questionario è servito anche a dare contezza dell’idea di spreco che i bambini hanno, considerando che fino a un terzo del cibo, soprattutto pesce e verdura, viene da loro lasciato nel piatto. Un costo notevole che va a scontrarsi anche con le direttive dei nuovi cam, criteri ambientali minimi, diramati nell’agosto del 2020 dal Ministro dell’Ambiente. Le nuove regole per le mense scolastiche sono estremamente stringenti, chiedono approvvigionamenti spesso biologici per le materie prime e impongono degli standard estremamente elevati che costituiscono un costo per le aziende oltre che per l’ambiente. I bambini non hanno un’educazione in merito, manca un’informazione adeguata, non conoscono il significato delle filiere e non danno il giusto valore al cibo che viene così sprecato con molta facilità a danno di tutti.
Come anticipato dal Prof. Fino, durante l’incontro del 29 giugno si affronterà anche questo aspetto. Verranno esposte sette comunicazioni in merito alla ricerca effettuata, una parte di carattere statistico e introduttivo relativo alla metodica utilizzata e sei di carattere qualitativo sui contenuti elaborati a partire dai questionari e del quadro giuridico in vigore. Sarà così possibile restituire un’immagine molto dettagliata e ricca di aspetti che normalmente non emergono nella riflessione sulla ristorazione collettiva.
«La ristorazione collettiva è la spina dorsale dell’alimentazione sana per una quantità rilevante di bambini, soprattutto nel centro-nord. Sempre più spesso i bambini mangiano in maniera bilanciata e completa solo nella ristorazione collettiva perché a casa i genitori non hanno tempo, non riescono a fare la spesa, non possono programmare una dieta settimanale. Se questo servizio non è supportato adeguatamente dai decisori politici può costituire un enorme problema, non solo adesso nel post pandemia, ma nel lungo periodo. Nel tempo, infatti, ritroveremo sempre più dismetabolie, più problemi di sovrappeso, malattie conseguenti ad un’alimentazione non corretta, soprattutto durante l’infanzia. Ecco perché la presenza delle mense può avere esiti rilevanti» continua il Professore Fino.
Eppure in molte scuole non sempre è presente e quando c’è non tutte le famiglie hanno la possibilità di aderire, acuendo ulteriormente il divario classista. Il Comune di appartenenza spesso non riesce a sostenere abbastanza pasti per i bambini e di fatto accedono al servizio della ristorazione quei bambini che già a casa possono permettersi un’alimentazione equilibrata.
«Non bisogna dimenticare che la scuola e la ristorazione giocano un ruolo strategico non solo per la salute dei bambini, ma anche per limitare le disparità sociali e la dispersione scolastica. Mi auguro che con i fondi del PNRR si possa investire per le scuole a tempo pieno anche al sud. A beneficiarne sarebbero anche le mamme che potrebbero lavorare e curare i propri interessi» ricorda Daniela Fabbi, Direttore Comunicazione e Marketing CIRFOOD.
Nell’ambito della ricerca “Nourishing School” sono state redatte anche delle linee guida che verranno diramate ai decisori politici come spunti di riflessione per le politiche alimentari e scolastiche future.
Un bambino in sovrappeso avrà molte probabilità di essere un adulto in sovrappeso e quindi un maggior rischio di andare incontro a forme tumorali e dismetabolie. I costi su cui si pensa di risparmiare oggi saranno poi traslati sulla sanità pubblica. Ecco perché è necessario acquisire buone abitudini sin da piccoli e la scuola è il posto migliore in cui farlo, il luogo per eccellenza deputato all’apprendimento.
Come ha evidenziato la pedagogista Luigina Mortari è nel pasto a scuola che si instaurano meccanismi virtuosi, a tavola con i propri pari, attraverso i quali dare il giusto valore al cibo eliminando lo spreco, oltre ad essere un momento conviviale di benessere per i bambini.
«Anche i genitori devono sapere dell’importanza della ristorazione collettiva e di un pasto sano ed equilibrato soprattutto durante l’infanzia. Devono sapere che il menù nelle mense viene studiato da medici nutrizionisti ed è bilanciato per la crescita dei bambini. È necessario un cambiamento collettivo e culturale. Sono convinta che riusciremo, ma anche il governo deve fare la sua parte, dalle strutture, alle scuole, al tempo pieno» conclude Daniela Fabbi.
Se volete saperne di più, l’appuntamento è per giovedì 29 giugno alle ore 10.00 presso il CIRFOOD DISTRICT di Reggio Emilia. Per partecipare è necessario registrarsi su Eventbrite >>