Nel territorio di Gorizia, grazie al conte Teodoro de la Tour e alla moglie Elvine Ritter, dal 1868 esiste Villa Russiz, una delle migliori aziende vinicole conosciute al livello internazionale. Sin da subito Elvine decise di utilizzare gli introiti ricavati dall’uva per accogliere i bambini più poveri. Da allora proseguono attivamente entrambe le attività.
Tutto ha avuto inizio nel 1868 quando l’erede del Barone Giulio Ettore Ritter de Zahony, la figlia Elvine, sposa il conte enologo Teodoro de la Tour, ricevendo come dono di nozze Russiz, una tenuta di circa 100 ettari a Capriva, nei pressi del confine tra il Regno d’Italia e l’Impero Austroungarico (Gorizia e provincia rientravano, per i trattati del 1866, nei possedimenti imperiali), non lontano da Caporetto. Comprendendo la vocazione di quei territori, il conte de la Tour, enologo e grande esperto in campo vitivinicolo percepisce subito il grande potenziale, introduce diversi vitigni francesi, crea degli innesti miracolosi che riescono a sconfiggere tutte le malattie parassitarie che a fine ‘800 stavano devastando le colture della zona. In meno di dieci anni, insieme alla moglie, riesce ad apportare all’interno della cantina il meglio delle tecniche dell’epoca e a produrre un vino così rinomato da essere apprezzato nelle varie corti europee. Villa Russiz era già una delle migliori aziende vinicole internazionali dell’epoca.
Nel 1891 la contessa decise di utilizzare gli introiti ricavati dall’attività vinicola, costruì un educandato, accolse i bimbi più poveri, istruendoli e contribuendo ad un loro inserimento nelle attività dell’azienda agricola o nell’alta borghesia dell’epoca. All’epoca l’educazione era riservata solo ai maschi, i coniugi decisero di ammettere anche le bambine di fede cattolica. Da quel momento Villa Russiz non ha mai smesso di occuparsi dei più poveri. Nonostante le tante pressioni, la morte del conte nel 1894, Elvine riuscì a proseguire il suo operato fino allo scoppio della prima guerra mondiale a seguito della quale fu costretta a fuggire in Austria. Si rifugiò a Treffen dove proseguì le sue attività filantropiche, dando vita ad un centro di aiuto per bambini con disabilità intellettive e ai primi prodromi di una casa di riposo. Ancora oggi la città è gemellata con Capriva.
Nonostante la sua dipartita, la vocazione di Villa Russiz è continuata nel tempo grazie anche ad Adele Cerruti che, nel periodo storico tra le due guerre mondiali, servendosi delle proprie risorse economiche e delle donazioni di vari benefattori, continuò ad aiutare i bambini e a proseguire con l’attività vinicola. Attività che si sono ben conservate fino ai nostri giorni.
«Dal 2009 Villa Russiz è una fondazione di diritto privato, le nostre rendite vanno unicamente a sostenere una comunità, infatti l’oggetto principale del nostro statuto è aiutare i minori in difficoltà. Lo facciamo producendo del vino molto buono. Abbiamo una casa famiglia che può ospitare fino a 16 ragazze/i a cui garantiamo il ciclo scolastico, il doposcuola, le attività ludico ricreative cercando di costruire per loro un percorso di autonomia. Uniamo le attività dell’azienda agricola a vantaggio dei ragazzi. I più grandi vengono inseriti nelle attività agricole, ad esempio la vendemmia durante il periodo extrascolastico, i cicli di potatura, o negli eventi fieristici. Occasioni importanti che danno loro un riscontro e la possibilità di riscatto. Stiamo cercando di strutturare percorsi anche per la fascia compresa tra i 18-21 anni per permettere loro un’attività professionale e una nuova vita. Molti di loro hanno alle spalle situazioni molto complesse» racconta Giulio Gregoretti, direttore di Fondazione Villa Russiz.
Villa Russiz negli ultimi anni ha ricevuto circa 340 premi e/o riconoscimenti. Della cantina messa su dal conte de la Tour – i bollettini del 1881 testimoniano una grande operosità con una produzione di 80.000 bottiglie annue – resta molto: la matrice francese di gestire i vigneti e la produzione dei vini. 100 ettari di parco aziendale che vanta una grande biodiversità – 45 di questi sono vitati, la parte centrale boschiva, 22 ettari sono seminati con pratiche biologiche – un luogo caratterizzato da un microclima unico che grazie ad un forte sbalzo termico permette di produrre un vino di grande qualità.
L’uso di prodotti chimici è stato ridotto moltissimo negli anni, le vendemmie vengono effettuate in maniera manuale, in pochi minuti l’uva arriva in cantina riducendo al minimo la possibilità di ossidazione. La quantità di solfiti introdotta è poco oltre la metà del limite massimo consentito dalla certificazione biologica: 150 millilitri il valore massimo utilizzabile contro i 70-90 usati da Villa Russiz.
«Produciamo del vino biologico senza avere la certificazione. Poniamo grande attenzione ai criteri di qualità, rispettando anche i cicli della vite. Abbiamo una produzione annua di 240 mila bottiglie, 62 quintali a ettaro, 16 etichette, solo con uve nostre. L’80% è bianco, il 20% rosso. Il nostro vino è molto apprezzato in Italia e all’estero, abbiamo collaborazioni con marchi rinomati e di altissimo livello come i gruppi alberghieri Hilton o Danieli. La maggior parte di loro ha comprato prima i vini e solo dopo ha conosciuto la parte più sociale di aiuto ai bambini» sottolinea il direttore.
La qualità del proprio prodotto è tra gli obiettivi della fondazione. L’azienda vinicola di Villa Russiz è tra le più belle a livello italiano, ma è soprattutto un luogo in cui il valore umano è il vero capitale. In tutti questi anni hanno accolto tanti bambini, molti di loro con un vissuto molto difficile alle spalle, a cui è stata offerta una seconda possibilità e un nuovo futuro. Questo è ciò che rende Villa Russiz una cantina diversa da tutte le altre, oltre alla qualità dei vini e all’archivio storico unico con documenti che risalgono alla fine dell’800. In tutti questi anni Villa Russiz si è evoluta molto ma non ha mai cambiato l’obiettivo che muove tutto: l’impegno sociale senza prevaricare la parte agricola e la qualità del vino. Il prossimo passo per Gregoretti e tutta Villa Russiz è trovare il modo di veicolare la loro “missione” nel migliore dei modi e di arrivare ad un mercato sempre più ampio.