Da quasi vent’anni il consorzio “Galline felici” distribuisce frutta e ortaggi siciliani biologici in tutto il Centro-Nord Italia e in diversi altri paesi d’Europa. Ha migliaia di famiglie che comprano e consigliano i loro prodotti, che finanziano in anticipo i loro progetti, è in crescita costante e continua ad attirare nuove energie e sviluppare nuove idee. Scopriamone i segreti.
È possibile unire l’efficienza e la puntualità della grande distribuzione, con la qualità dei piccoli produttori biologici e la solidarietà e la festosità di una sagra o mercato rionale? La risposta è sì, e risponde al nome di “Le galline felici”, un consorzio di aziende siciliane – ma che distribuisce soprattutto al Nord Italia e in diversi paesi europei – che da vent’anni rivoluziona il mondo dell’economia solidale e delle filiere.
La storia
La storia del consorzio Le Galline Felici è legata a quella del suo ideatore, Roberto Li Calzi. Roberto è un agricoltore biologico della prima ora (ha iniziato negli anni Ottanta), che attorno ai primi anni Duemila produceva agrumi e ortaggi di altissima qualità ma anno dopo anno si sentiva sempre più oppresso dalle regole dettate dal mercato e dalla distribuzione, al punto da aver quasi deciso di abbandonare la sua professione.
Siamo nel 2002, Roberto decide di fare un ultimo tentativo: contattare la giovane rete dei Gruppi di acquisto solidali (Gas), ai tempi da poco costituita. I Gas sono dei gruppi d’acquisto, nati in Italia negli anni Novanta e basati sui principi dell’economia solidale, in cui gruppi di cittadini si auto organizzano per fare acquisti collettivi direttamente dai produttori.
L’e-mail che scrive alla rete dei Gas – imparando a usare il pc per l’occasione – è quindi una sorta di ultimo tentativo, per sperimentare la vendita diretta a persone che apprezzino la qualità dei prodotti e il lavoro che vi sta dietro.
Il tentativo funziona bene. Molto bene. Nel giro di qualche settimana Roberto inizia a ricevere decine di richieste di persone che vogliono provare i suoi prodotti, e una volta provati li amano, li consigliano agli amici, continuano a ordinarli. “La cosa sorprendente, spiega Roberto, è il rapporto che si è creato quasi immediatamente con queste persone”. E così le arance di Roberto si diffondono in tutta Italia, al punto che in breve tempo decide di coinvolgere altri produttori siciliani.
Da lì a creare un consorzio il passo è breve: nasce così “Le galline felici”. Il nome è presto spiegato: è un “nome buffo – si legge sul sito web del consorzio – che rappresenta la nostra liberazione da un mercato disumano; l’ispirazione è nata dalle galline (quelle che erano svendute a fine ciclo dagli allevamenti in batteria) e poi liberate nella campagna di Roberto, galline che imparavano come è bella la libertà: all’inizio non volevano uscire dalla gabbia perché non avevano mai camminato, razzolato, volato… e che poi diventavano bellissime, libere per l’appunto!”
La struttura della filiera
Uno degli aspetti più sorprendenti dell’esperienza di “Le galline felici” riguarda la creazione della filiera. Oggi il consorzio ha ben 40 aziende agroalimentari associate (singoli produttori agricoli e cooperative sociali), e contribuisce alle economie di almeno 35 aziende agricole non associate da cui il consorzio si approvvigiona per quanto riguarda i prodotti non disponibili presso i soci. Ci sono poi 49 persone assunte nella struttura operativa, di cui 8 a tempo indeterminato. Senza contare i fornitori di servizi e beni logistici (essenzialmente ditte di trasporti e fornitori di imballaggi).
Dall’altra parte della filiera ci sono oltre 10.000 famiglie tra Italia, Francia, Belgio, Austria, Olanda e Germania. La gran parte organizzate in gruppi di acquisto, con pochi o tanti associati. In alcuni casi i gruppi si sono formati proprio in funzione degli acquisti al Consorzio, e in qualche occasione il legame con il Consorzio è stato occasione per un loro collegamento in reti di scopo.
Numeri sorprendenti. Ma come è stato possibile tutto ciò? Ovviamente alla base c’è l’altissima qualità dei prodotti, agrumi – e arance in particolare – in primis, ma anche altri frutti e ortaggi, che sono apprezzati soprattutto al Nord Italia e in altri paesi europei dove la loro produzione scarseggia, per questioni climatiche. Poi c’è il prezzo, che si mantiene basso nonostante la qualità, grazie al fatto di saltare la grande distribuzione (che incide su percentuali altissime, fino all’80-90% sul prezzo finale dei prodotti).
Ma la ricetta del successo di Galline felici non è riconducibile solo a mere logiche di mercato e si compone anche di altri fattori. Innanzitutto c’è il ruolo giocato dalle relazioni, anche a distanza, che si instaurano fra chi produce e chi fruisce dei prodotti. Un rapporto diretto, disintermediato, che porta i cosiddetti “consumatori” spesso a giocare un ruolo attivo anche nella produzione.
Succede persino che quando alcuni associati al consorzio vogliono ampliare la propria attività o aprire a nuove produzioni, senza però avere la disponibilità economica per investire, si attivi la rete dei gas e delle famiglie per finanziare tali iniziative, con un sistema simile al modello delle Community supported agricolture (Csa).

Ad esempio nel 2017 i settemila soci di Gas francesi e belgi co-finanziarono per un valore di 66mila euro una piantagione di avocado di un produttore siciliano associato al consorzio, in un progetto decennale che a regime porterà a una produzione da quasi 400mila euro. Un finanziamento che solo adesso ha iniziato a dare i suoi frutti, ma che all’epoca si è basato sulla fiducia, oltre che sul vantaggio di avere, in futuro, avocado a prezzi calmierati.
Ed è solo un esempio. Negli anni Galline felici ha sviluppato decine di modi per integrare e coinvolgere le persone, andare oltre gli stereotipi, guardare al futuro del cibo (e del Pianeta). Ha lanciato iniziative di turismo dei territori, attività di educazione al consumo consapevole, feste e incontri internazionali, ha rimesso a coltura terreni abbandonati e ha ripreso la cura di frutteti trascurati, avviato progetto di integrazione di migranti.
Inoltre, negli anni, ha contribuito a dar vita a un’associazione culturale, Arcipelago Siqillyàh, dall’antico nome arabo della Sicilia, creata tra il 2009 ed il 2010 per sperimentare e proporre altri modi di vivere e consumare e divenuta poi una delle più importanti Reti di economia solidale nel sud Italia, e a Ficos, un innovativo progetto di filiera corta siciliana.
Ficos, un progetto di filiera corta
Ficos, acronimo che sta per Filiera corta siciliana, è l’ultimo progetto partorito da Galline felici. Un’idea nata proprio all’interno del consorzio per riproporre su scala territoriale quello che Galline Felici ha fatto – e fa tuttora – verso il Centro-Nord Italia e altri paesi europei.
La forma è quella di una rete di imprese, che organizza un sistema di distribuzione regionale basato sulla decentralizzazione e sull’uso efficiente e sostenibile delle risorse della rete di produttori e consumatori di cibo sano. I principi su cui si basa sono: collaborazione/coproduzione, filiera corta, agricoltura biologica e contadina, garanzia partecipata, sostenibilità ambientale, prezzo equo e trasparente, governance partecipata e responsabile.
Come ci ha raccontato Irene Carrara, una delle anime del progetto, “Da tanti anni si parlava di una rete del genere, ma la Sicilia non era ancora pronta, neanche le aziende agricole erano pronte. Adesso i tempi sono maturi […]. Uno strumento come Ficos permette di avere una casa e un obiettivo comuni, oltre a una potenzialità condivisa di sviluppo del commercio locale di prodotti sani per rendere concreta una collaborazione tra i vari attori che al momento ci sono e vanno nella stessa direzione, ma non si tengono per mano”.
Anche qui un ruolo centrale è giocato dalla socialità, come ci spiega Roberto Li Calzi: “Stiamo organizzando feste su scala territoriale che mettano insieme produttori e consumatori a livello locale, per creare sinergie e socialità”. Qui la storia di Galline felici e Ficos si interseca anche con dinamiche globali: l’avvento dello smart working e il cosiddetto big quit, il fenomeno di dimissioni dal lavoro senza precedenti che sta avvenendo negli Usa come in Europa, stanno portando tante persone a cambiare vita e cercare luoghi più naturali dove vivere. “Oggi verso la Sicilia è in corso un esodo quasi biblico di persone che arrivano da altre parti d’Italia e da tutta Europa”, conclude Roberto. Persone che tornano ad abitare l’Isola o vi arrivano per la prima volta, portando con sé nuova ricchezza culturale, sociale, relazionale.