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“L’Orto a portata di mano”, l’innovazione tecnologica al servizio del welfare, nella valle degli orti

a cura di Andrea Degl’Innocenti
a cura di Andrea Degl’Innocenti
05 Dicembre 2023
10' di lettura

Attorno alle 8 di mattina, quando il sole ancora non scalda troppo il terreno, i dipendenti di Tesisquare entrano nel capanno per prendere cappelli, stivali e ceste e poi escono a raccogliere le verdure fresche dell’orto, che alla sera si porteranno a casa. A coltivarle è stato un robot agricolo di precisione, nato da una collaborazione fra varie organizzazioni per coniugare sostenibilità, innovazione e welfare aziendale.

Il progetto si chiama “Orto a portata di mano” ed è stato inaugurato ufficialmente lo scorso lunedì 4 settembre a Roreto di Cherasco (CN), non lontano da Bra. È ancora in fase sperimentale ma sta già dando ottimi risultati: « L’iniziativa è molto apprezzata, alle persone piace portarsi a casa la verdura raccolta da loro, sana, del proprio orto » spiega Elio Becchis, direttore della Fondazione Dig421, una delle organizzazioni che, assieme alla startup Hortobot, all’azienda Meccanica 97 e con il finanziamento di Tesisquare, ha realizzato il progetto. 

Oltre al piacere dei dipendenti, l’Orto a portata di mano presenta diversi altri aspetti interessanti. Ad esempio permette di coltivare minimizzando l’utilizzo di acqua e fertilizzanti, riduce la fatica umana e si integra in una visione più ampia di welfare aziendale. 

DALL’IDEA ALLA REALIZZAZIONE

L’idea di mettere l’agricoltura di precisione al servizio del welfare aziendale è nata all’interno di un tavolo di lavoro organizzato dalla Fondazione Dig421, una organizzazione nata due anni fa come Fondazione non profit di Tesisquare, azienda che si occupa di soluzioni tecnologiche per la supply chain.

Come ci spiega Becchis « abbiamo creato dei tavoli di lavoro per mettere insieme idee innovative, creare contaminazione e possibilità di business sul territorio, con l’ambizione di fare qualcosa di utile per le generazioni future (Dig421 è un acronimo per Digital innovation gate for the 21th century, ndr) ».

All’interno di uno di questi tavoli, quello sul settore agroalimentare coordinato da Franco Burdese – Direttore della Fondazione ITS Agroalimentare per il Piemonte, Dig421 e Tesisquare sono entrate in contatto con la startup Hortobot, che ha sviluppato e brevettato questo robot agricolo di precisione, e con Meccanica 97, azienda che si occupa di impianti industriali per l’automotive che lavora, fra gli altri, per Lamborghini e Ferrari. Da questo incontro è nata l’idea di questa sperimentazione, finanziata da Tesisquare – che ha anche messo a disposizione il terreno – e alla quale attualmente sta collaborando anche il Dipartimento di Scienze Agricole e Forestali dell’Università degli Studi di Torino.

L’orto è curato in molti aspetti da una grossa macchina agricola, un carro ponte su cingoli, che porta dietro un serbatoio d’acqua ed è collegata tramite software ad un pc, da cui chiunque può seguirne e verificarne l’operato.

Dietro al progetto, tuttavia, c’è anche molto lavoro umano. Oltre al team tecnico, tecnologico e manifatturiero delle aziende coinvolte, una agronoma decide e supervisiona le coltivazioni.

« Abbiamo ingaggiato la dottoressa Silvana Goiran, una agronoma argentina di origine italiana, un vero e proprio caso di cervello che ritorna e che ci sta dando una grossa mano, portando con se anche un pezzo di cultura differente », racconta Marcella Brizio, fondatrice, assieme al marito Giuseppe Pacotto, di Tesisquare. 

MENO ACQUA, PESTICIDI E FERTILIZZANTI

L’agricoltura di precisione – in inglese precision farming – utilizza tecnologie all’avanguardia per aumentare la resa agricola, ma può avere anche dei vantaggi dal punto di vista della sostenibilità ambientale.

Sostenibilità che è uno dei punti cardine di “Orto a portata di mano”, a partire da un utilizzo ridotto di acqua, che in epoca di crisi climatica è un aspetto non poco rilevante. « L’irrigazione che facciamo riduce di circa due terzi il fabbisogno d’acqua, perché è a goccia ed è misurata sulla singola coltivazione », spiega il direttore di Dig421. Acqua che per di più non arriva dall’acquedotto ma dall’acqua piovana recuperata da una vava dismessa e quando manca da appositi pozzi.

Le coltivazioni, inoltre, sono realizzate riducendo al minimo l’utilizzo di fitofarmaci o diserbanti, grazie al lavoro di precisione.  La macchina toglie i pezzi di terreno dove potrebbero crescere infestanti. Non è una riduzione a zero, ma quasi, di crittogamici e diserbanti.

Il sistema basato sui cingoli, poi, fa sì che non venga calpestato quasi mai il terreno (a parte in fase di raccolta). Ciò si traduce in un terreno più soffice e meno compatto, quindi maggiormente in grado di assorbire e trattenere l’acqua piovana.

Anche l’energia necessaria alla macchina per funzionare è prodotta da fonti rinnovabili: «l’energia elettrica necessaria arriva dal parco fotovoltaico che abbiamo in azienda e copre tutto il fabbisogno dell’azienda e non solo», ci spiega Marcella Brizio. E in futuro l’idea è quella di rendere la macchina energeticamente autosufficiente installando dei pannelli fotovoltaici direttamente sulla struttura.

IL WELFARE AZIENDALE NELLA VALLE DEGLI ORTI

“Orto a portata di mano” sembra racchiudere due caratteristiche tipiche della provincia di Cuneo: la cultura degli orti e l’attenzione al welfare da parte delle aziende. «La citttà di Bra si chiamava prima Braida – racconta Brizio – che nel linguaggio medievale significava campo coltivato. Ci sono orti e serre dappertutto. Per questo la chiamano la valle degli orti. Mio papà, che è mancato a giugno, era ortolano da 4 generazioni e finché è stato in grado è andato nell’orto »

Così come per gli orti, anche per il welfare c’è una lunga tradizione. « Nel territorio c’è solo da imparare – spiega la fondatrice di Tesisquare – Il cuneese è ricco di queste esperienze. L’esempio più celebre è la Ferrero, ma ci sono anche tante altre aziende che hanno sempre fatto un’azione profonda nei confronti di collaboratori e dipendenti. Si tratta di una questione di restituzione: chi ha avuto tanto dal territorio è giusto che restituisca qualcosa ».

Tesisquare, in questo, non è da meno, e il progetto pilota di orto aziendale si inserisce in una più ampia visione di cura e assistenza dei propri dipendenti e del territorio. Il prossimo anno, a settembre, verrà inaugurato un parco di due ettari, aperto a tutti, con più di 400 piante, un frutteto aziendale, e un bosco (o meglio ciò che diventerà un bosco nel tempo, grazie agli alberi piantati). 

C’è poi un asilo nido – anche questo aperto a tutti – ideato da Tesisquare e in fase di realizzazioneda parte di una cordata di aziende (« Perché fare un micro asilo aziendale quando possiamo fare qualcosa di accessibile a tutti? », commenta Brizio). E ancora, ci sono i pannelli solari per ricaricare auto e bici elettriche, la frutta gratuita per tutti i dipendenti, le fontanelle aziendali e le borracce per abbattere la plastica, il welfare e la telemedicina per gli anziani e tanto altro ancora. 

IL FUTURO DEL PROGETTO

Nonostante l’inizio promettente, Orto a portata di mano è ancora in una fase di sperimentazione. L’idea dei promotori è quella di svilupparlo e trovarne anche degli sbocchi commerciali. « Vogliamo aumentare l’automazione, in modo che la macchina possa eseguire compiti complessi in autonomia, implementare sensoristica avanzata in modo che possa rilevare e monitorare dati e informazioni nell’ottica della IoT, implementare sistemi più efficienti dal punto di vista energetico », spiega Becchis.

Inoltre « dobbiamo implementare la parte sicurezza, e c’è l’idea di fare anche una versione ridotta per l’orto di casa o per gli orti dei ristoranti, visto che molti ristoranti, soprattutto stellati, hanno il proprio orto ».

Così la Valle degli orti si appresta ad accogliere l’ingresso di questi nuovi, strani agricoltori basati sul silicio, che coniugano tradizione e innovazione, welfare e sostenibilità.

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L'autore

Andrea Degl’Innocenti

Giornalista esperto di sostenibilità, economia, sistemi complessi, modelli di governance. Socio fondatore di Italia che Cambia, collabora anche con altre testate fra cui Il Manifesto, Terra Nuova, Nsl. Autore del libro “Islanda chiama Italia” e coautore, assieme a Daniel Tarozzi, di “I diari dell’Italia che cambia” e di "E ora si Cambia". Dal 28 ottobre 2019 cura per Italia che Cambia "Io non mi rassegno" la video-rubrica di rassegna stampa quotidiana.

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