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Giovani che tornano alla terra, giovani che tornano alla pastorizia: una filiera corta di sostenibilità e innovazione

a cura di La Redazione di Italia Che Cambia
a cura di La Redazione di Italia Che Cambia
22 Settembre 2023
11' di lettura

La pastorizia associa tradizionalmente produzioni di qualità con servizi socio-ambientali, come il mantenimento della biodiversità, del paesaggio e la diminuzione dei rischi idro-geologici. Pur essendo una realtà e un mestiere antico, oggi c’è la possibilità di far tornare i giovani a svolgere questa attività, grazie a realtà e programmi specifici che si occupano proprio di questo, come l’edizione pilota della Scuola Nazionale di Pastorizia.

Scopriamo insieme di cosa si tratta.

Problemi antichi, soluzioni innovative

In molte realtà italiane, soprattutto nelle aree interne, montane e insulari, la pastorizia svolge un ruolo di vero e proprio presidio territoriale contrastando con la sua presenza radicata e diffusa i crescenti fenomeni di abbandono. Offrendo una forma sostenibile e autonoma di lavoro e reddito, essa contribuisce a tenere vivi e produttivi questi territori. Il settore presenta inoltre ampi margini di sviluppo e diffusione, una buona resilienza e la capacità di innestare percorsi innovativi sulla tradizione.

Nonostante il sempre maggiore apprezzamento per questa pratica a tutti i livelli, la pastorizia soffre di un importante problema di ricambio generazionale con conseguenze negative sulle aziende pastorali, sul mondo del lavoro, sulle filiere ad esse connesse e sul paesaggio. Per affrontare le tante e importanti sfide che provengono dai cambiamenti in corso, si riconosce la necessità di dare sostegno a questo settore in primis con azioni che facilitino l’adozione da parte degli operatori del settore delle innovazioni tecnologiche, organizzative e sociali necessarie a coniugare obiettivi di reddito, buona gestione degli ecosistemi e salvaguardia dell’identità culturale. 

In tal senso e per porre rimedio a tali problematiche nasce la Scuola Nazionale di Pastorizia. «Il progetto si chiama Giovani Pastori ed è avviato».

Il corso, promosso da CREA nell’ambito delle attività della Rete Rurale Nazionale e Riabitare L’Italia con il contributo della Fondazione Cariplo e il supporto operativo di AgenForm e CREA Centro Zootecnia e Acquacoltura, ha previsto 10 giorni di formazione pratica e confronto sulla pastorizia come opportunità di sviluppo sostenibile per le aree montane, che si sono tenuti in presenza in provincia di Cuneo (a Borgata Paraloup – Rittana, a Moretta e a Saluzzo) tra il 26 settembre il 7 ottobre 2022, dove non sono mancati momenti di animazione sociale a cura della cooperativa NEMO – Nuova Economia in Montagna, e prevede un terzo modulo di formazione e accompagnamento online.

«Dai primi feedback arrivati dai partecipanti ci sembra che questo percorso stia consolidando le loro scelte e rafforzando la loro idea di cimentarsi in questo mestiere», spiegano Mia Scotti e Daniela Storti, rispettivamente la Project Manager e la coordinatrice del progetto.

La Scuola Nazionale di Pastorizia (SNAP)

La Scuola si pone come supporto prioritario attraverso il quale favorire la diffusione e lo sviluppo dell’allevamento estensivo degli animali in produzione zootecnica all’interno di una logica di multifunzionalità; attrarre risorse umane nel settore agro-pastorale e riqualificare quelle esistenti attraverso adeguati strumenti formativi; diffondere nella società la cultura legata al pastoralismo salvaguardandone l’identità ed evidenziandone la modalità di gestione rispettosa dell’ambiente e degli equilibri ecologici.

L’idea nasce dal percorso portato avanti all’interno del programma SNAI (Strategia Nazionale Aree Interne), che si occupa di comprendere quali siano le dinamiche e le ragioni legate allo spopolamento e all’invecchiamento dell’età media delle popolazioni che abitano e operano nelle aree interne rurali montane ed insulari, ovvero quelle aree che hanno difficile accesso ai servizi e ai mercati. Queste zone rappresentano un’ottima opportunità di lavoro e di maggiore integrazione per la popolazione migrante, nonché una prospettiva allettante anche per i neorurali, ovvero quei giovani che vogliono vivere e lavorare in questi territori. Perciò si è sentita la necessità di porre maggiore attenzione alla pastorizia, che rappresenta in queste aree più interne una delle poche attività che può fornire un adeguato impiego e reddito, garantendo anche la manutenzione del territorio.

L’idea progettuale e il suo sviluppo

La Scuola Nazionale di Pastorizia (SNAP) aspira a fornire elementi di «formazione, informazione, innovazione e dialogo», spiegano Mia e Daniela, e si propone come modulare, itinerante e interattiva. I destinatari sono neo-pastori e pastori. «L’ambito preferenziale per attuare il progetto è quello territoriale delle aree interne  montane e insulari». La Scuola non esaurisce le sue attività in ambito formativo, ma vuole essere anche un luogo di innovazione sia tecnica che sociale, un’opportunità per valorizzare i territori e per veicolare conoscenza, consapevolezza e valore a riguardo di questo tipo di professione e servizio e, quindi, diritti e risorse per chi la pratica.

Ma la scuola è soprattutto un percorso, come precisano le responsabili: «Tre settimane di didattica pratica, teorica e una fase di accompagnamento e co-progettazione per lo sviluppo della propria idea imprenditoriale o lavorativa». Quindici i partecipanti tra i 20 e i 36 anni, sia uomini che donne. Per questo primo anno di attività, Giovani Pastori ha scelto come territori di riferimento il Piemonte e la Lombardia, in virtù di una forte sinergia con la Fondazione Cariplo che ha voluto sostenere assieme al CREA l’avvio della scuola. Al momento dell’apertura del bando per la partecipazione, l’interesse è stato altissimo. Questo dimostra l’interesse e le potenzialità di una formazione di questo tipo, informale, esperienziale e interattiva, che ben si adatta ai desiderata e alle esigenze, anche di vita, di questi giovani ragazzi.

La scuola favorisce un coinvolgimento dei giovani nei processi legati all’agricoltura in una dimensione sociale e culturale e risponde a una spinta verso modelli produttivi più sostenibili. I nuovi pastori possono e devono essere portatori di innovazione, con uno sguardo ben attento alla tradizione, e attraverso la cura dell’alimentazione e del benessere dell’animale, determinano la qualità della materia prima e del prodotto che la propria attività genera.

Offerta della Scuola e significato

La Scuola si rivolge ai giovani che vogliono restare o trasferirsi nelle aree interne e montane del paese per fare i pastori: «È un punto di arrivo di un lungo percorso di ricerca-azione su come frenare i processi di spopolamento delle aree marginali». Fare il contadino e il pastore per questi giovani vuol dire recuperare il contatto con la natura, vivere la campagna e la montagna, entrare in relazione con gli animali e le piante, rifondare dall’interno le relazioni con le comunità locali a partire dalla produzione di cibo. 

C’è però bisogno di iniziative e progetti adeguati ai loro bisogni, utili a sostenere chi sceglie questa strada. L’offerta è perciò ampia e variegata e si costruisce per dare una formazione professionale completa ai pastori e alle pastore con opportunità di incontro, dialogo e interazione con soggetti e reti attive sul loro territorio e a livello nazionale attraverso un supporto tecnico, burocratico e alla vendita. Inoltre si forniscono legami con enti di supporto culturali ed economici per iniziare un’attività e competenze sulla gestione dell’impresa e sui mercati di riferimento. 

Ancora, si offrono servizi di supporto sociale, ambientale, economico, burocratico e opportunità di socializzazione. La modalità di diffusione dell’offerta della Scuola – che è al contempo una parte della selezione – avviene tramite una call mirata a beneficio degli stakeholder e dei network degli appartenenti allo Staff della Scuola, ai suoi collaboratori nazionali e del territorio. Attraverso una call si chiede a chi è interessato a partecipare alla Scuola di coinvolgersi in un processo di conoscenza e selezione per mezzo di un Bilancio delle Competenze.

Prospettive future

Dopo una prima fase sperimentale in Piemonte, l’obiettivo è quello di estendersi a tutto il territorio nazionale e far così riscoprire il mestiere del pastore rendendolo una figura professionalizzante riconosciuta. Questo per rispondere alle esigenze e alle sfide del settore pastorizio italiano odierno attraverso quello che è percorso formativo integrato, sostenibile e rivolto a diversi soggetti, da quanti sono già attivi nel mondo dell’allevamento, ma soprattutto a coloro che, da neorurali, sono desiderosi intraprendere questo percorso, a cui la Scuola offrirebbe un bagaglio di conoscenze e competenze professionali solide per insediarsi in un contesto montano o rurale antico e moderno. 

Se consapevoli delle proprie potenzialità e messi nella condizione di esprimere la propria professionalità, pastori e pastore possono continuare a essere – e diventare sempre di più – fondamentali produttori di territorio e di sostenibilità per le aree rurali e per le montagne di domani valorizzando, di conseguenza, il territorio, il mercato, la tradizione e l’innovazione.

Il progetto Giovani Pastori, per queste sue solide fondamenta e avveniristiche prospettive, ha vinto i Food&Wine Italia Awards 2022 nella categoria “Innovazione nel cibo”. E allora tutto questo è un esempio virtuoso di come l’innovazione si sposa con la tradizione e di quanto le pratiche antiche diventino fonte di rinnovamento. Tornare alla terra si può e farlo in modo sostenibile è molto più che possibile e il progetto Giovani Pastori della Scuola Nazionale di Pastorizia ne è un esempio. 

Articolo di Brunella Bonetti – Italia Che Cambia

L'autore

La Redazione di Italia Che Cambia

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