Chiudete gli occhi e immaginate una piccola azienda che si occupa della produzione di cibo, in Italia. Che immagini vi vengono in mente? Probabilmente vedrete nitidamente delle mani che impastano, che tagliano, che raccolgono ortaggi o mungono mammelle. Se la vostra immaginazione è particolarmente fervida riuscirete persino a sentire profumi antichi spargersi nell’area.
Difficilmente, invece, avrete pensato a strumenti di comunicazione digitale, etichette aumentate, blockchain. Nel nostro immaginario la filiera agroalimentare italiana è profondamente connessa alla tradizione, ma ben poco all’innovazione. È possibile unire questi due aspetti? Possiamo far in modo di mantenere il senso profondo delle nostre tradizioni restando aggiornati sui progressi delle tecnologie della comunicazione digitale?
Il progetto SMAQ (Strategie di marketing per l’agroalimentare di qualità) si prefigge esattamente questo obiettivo. Si tratta di un progetto promosso dalla Fondazione CRC per sostenere la competitività delle imprese della provincia cuneese attraverso l’innovazione digitale. Abbiamo contattato Dario Vallauri, Responsabile del Polo AGRIFOOD (uno dei partner tecnici coinvolti nel progetto), per farci spiegare meglio in cosa consiste.
Quali sono gli obiettivi di SMAQ?
Il progetto SMAQ ha un obiettivo molto ampio, che è quello di supportare le aziende dell’agroalimentare della provincia di Cuneo nella transizione verso le tecnologie digitali e modelli più evoluti di comunicazione, al passo con i tempi. Per fare questo la Fondazione CRC, che è l’ente che ha finanziato il progetto SMAQ, ha messo insieme tre partner (l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, l’Università degli Studi di Torino più noi come Polo AGRIFOOD) per disegnare una serie di attività finalizzate al miglioramento del posizionamento digitale delle piccole e medie imprese della nostra provincia, una provincia che esprime delle eccellenze in termini di produzioni agroalimentari.
Lei è responsabile del Polo AGRIFOOD. Che cos’è e come è coinvolto nel progetto?
Il Polo AGRIFOOD che è uno dei sette poli di innovazione della regione Piemonte, nella fattispecie quello che si occupa di agroalimentare. Il nostro compito è quello di supportare e promuovere l’innovazione all’interno delle piccole e medie imprese del settore agroalimentare della nostra regione. Abbiamo partecipato al progetto SMAQ come partner tecnico incaricato dell’attività legata ai nuovi strumenti e le nuove tecnologie per la tracciabilità dei prodotti agroalimentari.
Tornando al progetto SMAQ, come si è svolto? Quali sono state le fasi principali?
In collaborazione con gli altri partner, abbiamo innanzitutto costituito una community di aziende, coinvolgendo una trentina di aziende della provincia di Cuneo, che producono alimenti di filiere diverse, dal settore della carne, al lattiero-caseario, alla produzione di conserve, di prodotti da forno, al settore dell’ortofrutta, e così via. Si è cercato di rappresentare le principali filiere del nostro territorio.
Fatto questo sono seguite una serie di attività di formazione di cui si sono fatte carico principalmente le due università. La formazione è stata incentrata sui temi dell’innovazione digitale, della sostenibilità, della gestione della qualità e della provenienza delle materie prime, della tracciabilità.
Poi c’è stata una seconda attività legata alla creazione del senso di appartenenza a questa community, realizzata attraverso delle figure che abbiamo chiamato Digital Ambassador, ovvero dei giovani neolaureati reclutati per il progetto, formati dalle università e impiegati come braccio di supporto e accompagnamento per le aziende verso questa transizione digitale.
Quali attività avete svolto con le aziende?
La prima attività è stata fare una fotografia del posizionamento digitale di ogni singola azienda per capire il livello di partenza e il grado di familiarità ad esempio nell’utilizzo dei social o a livello di e-commerce. Successivamente sono stati forniti degli spunti di miglioramento per aiutare a mettere in piedi una migliore strategia di digitalizzazione.
Queste prime due attività sono state affiancate da una terza più operativa, legata alla tracciabilità. Uno degli obiettivi che il progetto SMAQ si è dato è infatti quello di favorire l’adozione di nuove tecnologie per la gestione della tracciabilità in senso lato, con strumenti finalizzati non solo alla gestione della tracciabilità dei prodotti, che le aziende sono tenute a fare dal punto di vista normativo, ma soprattutto al racconto della propria storia, delle materie prime, dei processi di produzione e del legame con il territorio, che consenta alle aziende di interagire meglio con il consumatore.
Innanzitutto abbiamo valutato una serie di soluzioni digitali (piattaforme, app, soluzioni informatiche) finalizzate alla tracciabilità e allo storytelling dei prodotti, e abbiamo selezionato alcune soluzioni che ritenevamo essere idonee alle aziende piccole e medie che fanno parte della community, che necessitano di strumenti semplici, flessibili e adattabili. Ultimata questa selezione, abbiamo operato in collaborazione e sinergia con i fornitori di queste tecnologie, con i quali abbiamo progettato una serie di iniziative pilota da applicare alle aziende.
Ci può spiegare meglio in cosa consistono questi strumenti, facendo degli esempi?
Abbiamo sviluppato le cosiddette etichette aumentate, ovvero etichette attraverso le quali, utilizzando metodi molto semplici come un QR code che ormai ognuno di noi è abituato a scansionare e leggere con il proprio device, fosse possibile raccontare al consumatore la storia del prodotto.
Quindi abbiamo selezionato per ogni azienda uno o più prodotti interessanti su cui abbiamo sperimentato queste etichette aumentate, attraverso le quali fornire al consumatore una serie di informazioni, tipicamente non reperibili sulle etichette tradizionali.
Poi, ovviamente, c’è anche la possibilità, consentita dalle soluzioni selezionate, di arrivare alla gestione della tracciabilità, fino alla registrazione dei dati tracciati in blockchain.
Ci racconta un esempio di successo, fra le aziende con cui avete lavorato?
Sono 16 le aziende della community coinvolte nelle iniziative pilota, per un totale di 21 etichette aumentate con QR code (Potete trovare tutti i QR Code sviluppati a questo link >> o qui di seguito).

Un caso interessante è quello di un caseificio chiamato I Tesori della Terra, un’azienda biologica che integra l’allevamento dei capi con la parte di trasformazione, ed è anche una cooperativa sociale attiva sul reinserimento lavorativo. Tutta la filiera dei prodotti è controllata e sostenibile, nel senso che oltre all’allevamento interno all’azienda (in un’innovativa ecostalla), il latte viene fornito da altri due allevamenti del territorio. L’azienda presenta pertanto almeno tre elementi da valorizzare: filiera corta, valenza sociale e attenzione alla sostenibilità .
È un esempio che si prestava molto bene a essere raccontato attraverso queste nuove tecnologie, quindi per loro abbiamo realizzato un’etichetta per lo yogurt biologico, in cui si racconta tutto il percorso di produzione della materia prima, dall’allevamento passando alla fase di trasformazione, fino ad arrivare alla possibilità di interagire con i consumatori finali attraverso una tecnologia che in questo caso si è basata anche sulla registrazione dei dati in blockchain. Uno strumento che consente all’azienda di rendersi completamente trasparente, di promuovere i propri valori, e di poter interagire meglio con il consumatore, oltre a poter ricevere feedback sul prodotto.
Un altro caso di successo è quello relativo al Biscottificio Cavanna, azienda a conduzione familiare che lavora a partire da cereali del territorio rispettando le antiche tradizioni. La molitura avviene infatti in un mulino di fine ‘400 con macine alimentate ad acqua, contribuendo al mantenimento delle proprietà organolettiche dei cereali e contenendo l’impatto ambientale. I prodotti da forno realizzati prediligono materie prime a filiera corta, come latte, burro e frutta provenienti dal territorio cuneese. Tutti questi elementi sono stati valorizzati nell’etichetta aumentata realizzata per i biscotti alla mela e farro.
Queste aziende, così come le altre, stanno valutando la possibilità di estendere questi strumenti di tracciabilità e storytelling ad altri prodotti.
Il modello SMAQ è replicabile su altre scale o altri territori?
Assolutamente sì, il nostro compito come Polo Agrifood è quello di offrire servizi di accompagnamento alle imprese del settore: quindi da un lato creare consapevolezza sulle nuove tecnologie e innovazione a 360°, dall’altro di consentire alle aziende di sperimentare determinate tecnologie ed eventualmente acquistarle, operando quel trasferimento tecnologico importante per la crescita delle aziende.
In questo senso stiamo già immaginando il futuro di questo territorio e questa community dopo la conclusione del progetto SMAQ. Al riguardo, stiamo sviluppando una piattaforma che raccolga queste ed altre iniziative di tracciabilità, portandole ad esempio, e che possa consentire ad altre aziende di aggiungersi a questa iniziativa pilota, adottando queste nuove tecnologie.
Inoltre nell’ambito di Filiera Futura stiamo immaginando di trasferire l’esperienza maturata e le conoscenze sviluppate ad altri territori che siano interessati a replicare iniziative analoghe. In questo senso, alcune fondazioni che fanno parte di Filiera Futura stanno già adottando il progetto SMAQ come un modello da replicare e adattare al proprio contesto di riferimento.